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01/04/2012.Centri di ascolto diocesani, quintuplicati gli utenti

di Angelo Mavuli wTEMPIO I Centri di ascolto diocesano, soltanto nell’ultimo anno, hanno quintuplicato i contatti: per molti costituiscono l’ancora di salvezza cui aggrapparsi per affrontare la solitudine, la disperazione e la paura, create da una povertà che non è più solo economica. Il dato arriva dal 4° “Rapporto sulla povertà” illustrato all’Istituto Euromediterraneo dalla Caritas diocesana. Una presentazione cruda, fatta di numeri e dati impietosi, umanizzati, se così si può dire, dagli interventi dei ricercatori: Raffaele Callia (curatore del Rapporto e responsabile del Servizio studi e ricerche della Caritas Sardegna), Carlo Marcetti, economista e collaboratore dell’osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse e da Marisa Muzzetto, referente dell’osservatorio. E’ stata proprio quest’ultima a mettere in rilievo l’importanza rivestita dai Centri ascolto, sui quali quotidianamente si riversa la disperazione di povertà endemiche ma anche e soprattutto delle “nuove povertà”. «Sino al 2007 – dice Marisa Muzzetto – erano presenti nella diocesi di Tempio-Ampurias solamente il centro di ascolto di Tempio ed Olbia. Oggi i centri di ascolto sono diventati nove. Tre a Tempio, due ad Olbia, uno ad Arzachena, La Maddalena, Perfugas e Santa Maria Coghinas. Segno evidente di una povertà che in pochi anni è esplosa in tutta la sua virulenza. Già nel 2008 – spiega ancora la sociologa, si intravedevano i primi segnali di disagio che cominciava a condizionare il tessuto sociale. Il dato più rilevante di allora, ricorda la studiosa, oltre al numero di persone con problemi economici, ogni giorno sempre più numeroso, era la percezione della solitudine della gente che si rivolgeva al centro». Nel 2011 il numero di quanti si rivolgono ai centri di ascolto si è quintuplicato. «Il primo fattore che spinge la gente a cercare il centro di ascolto è l’instabilità – racconta Muzzetto –. Un senso provocato dalla precarietà lavorativa che segna in un certo senso l’inizio (qualche volta anche la fine) del disagio. Un altro fattore è legato alla famiglia. E’ cresciuto il numero delle separazioni di fatto, delle separazioni legali e dei divorzi. E’ cresciuto cioè il numero degli abbandoni del nucleo familiare, come se la disgregazione della famiglia fosse la prima risposta ai problemi economici. A rivolgersi al centro infine sono anche persone che non riescono a gestire il proprio reddito e chi soffre della dipendenza da gioco. Muzzetto spiega quindi che gli operatori Caritas «non fanno semplice ascolto, ma sempre di più ascoltano con discernimento e progetto, alla ricerca anche di un futuro che deve diventare diverso».