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04/03/2010 – Dopo la servitù, resta la discarica

Tempio.

Il Comune attende che la Regione si faccia carico del grave problema

Dopo la servitù, resta la discarica

Troppo alti i costi di bonifica dell’ex base Usa sul Limbara

Giovedì 04 marzo 2010
Sul Limbara ci sono i resti di quello che era il principale ponte radio del Mediterraneo.
D a inaccessibile avamposto militare statunitense per le teletrasmissioni a terra di nessuno, indesiderata per l’alto costo necessario alla sua smobilitazione e le pericolose e complesse operazioni di bonifica. Strano destino quello dell’ex principale ponte radio del Mediterraneo, collocato sotto la vetta del Limbara. Abbandonata dagli americani, dopo la prima guerra del golfo, è stato lasciato nella più totale trascuratezza dall’Aeronautica militare italiana. Nel 2008 è stato incamerato nel patrimonio regionale e da qui sarebbe dovuto passare a quello comunale ma il consiglio all’unanimità votò per rifiutare il trasferimento della proprietà senza una preliminare bonifica dell’area a spese dell’assessorato regionale all’ambiente. «Quello che è stato un debito di guerra imposto all’Isola e ai tempiesi – ha detto Gianni Monteduro – lo si vuole trasformare in un ulteriore onere per la comunità che dovrebbe accollarsi la spazzatura militare e tecnologica a stelle e strisce. Perciò dovrebbe essere lo Stato italiano a risarcire i sardi per il servizio agli americani impegnandosi nel risanamento dell’area».
Secondo una stima approssimativa stilata dagli uffici tecnici comunali il costo dell’operazione si aggira intorno ai 500mila euro. Una somma definitiva insufficiente dall’assessore Peppino Manconi, conoscitore della base per avervi lavorato fin dal lontano 1966. «Solo le operazioni di rimozione delle paraboliche richiedono l’intervento di ditte altamente qualificate e l’uso di automezzi di trasporto fuori dal comune. Motivo per cui i costi lieviteranno rispetto all’attuale stima»
Timori fondati considerato che, oltre allo smaltimento degli enormi radar, occorre ripulire e bonificare il suolo dalla presenza di 3 serbatoi di nafta, due dei quali da 60mila litri, e 2 cisterne, una di gasolio e una di benzina da smontare. Rimuovere gli enormi motori, le batterie a piombo con acido, vecchi condizionatori d’aria, la fatiscente recinzione e tutto il restante materiale metallico presente nell’officina meccanica, nella centrale elettrica e nella sala delle teletrasmissioni. Un carico di alluminio, leghe speciali in acciaio, ferro, lana di vetro e tracce di amianto con elevati costi di smaltimento. A distanza di 8 mesi dalla clausola imposta dal consiglio comunale non c’è stata alcuna risposta.
FRANCESCO COSSU