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15/01/2012. Il discorso sulla montagna di Luciano: Limbara, occorre cambiare rotta

TEMPIO. «Gli scempi compiuti sul Limbara sono innumerevoli e soprattutto sono stati compiuti in questi ultimi trent’anni, con il colpevole silenzio di chi invece doveva intervenire per convenzione, per competenza e anche per obbligo sociale». A parlare è Nicola Luciano, capogruppo in consiglio dei Comunisti Italiani. «Questo, come cittadini impegnati nella difesa dell’ambiente non possiamo più tollerarlo. Occorre un radicale cambiamento di rotta». 
 Il gruppo del Pdci rompe gli indugi sul degrado ambientale della montagna e chiede alla giunta Frediani e al consiglio un impegno più fattivo e puntuale. «Lo dobbiamo – alla città che ci ha chiesto di amministrarla e ai nostri figli, cui non possiamo lasciare i frutti della nostra incuria». Spiega ancora Luciano: «Il Limbara deve essere per la città ed il territorio, oltre che un sito naturalistico importante, anche una meta turistica ambita, fonte di lavoro e di reddito. Perché ciò si avveri, però, è necessario che gli amministratori per primi credano a questi concetti sollecitando l’Ente foreste (concessionario dell’area sino al 2027) a prendersi davvero cura del compendio con interventi continuativi, mirati e concordati con l’amministrazione».
 Nicola Luciano, che è anche segretario provinciale del partito, già delegato regionale al congresso nazionale e presidente della commissione comunale all’ambiente, per dare forza al messaggio, ne parla proprio sul monte Limbara, ai piedi di una collina sventrata dalle ruspe per realizzare una stazione radio interforze. L’opera è stata realizzata senza alcuna concessione edilizia e senza alcun permesso. Segreto militare fu risposto a suo tempo al consiglio comunale di allora che aveva chiesto di capire cosa fosse successo. «A me – dice Luciano – poco importa sapere cosa si nasconda dietro il segreto militare. Mi scandalizza invece vedere in quale stato l’impresa costruttrice ha lasciato il terreno»: una collina sventrata, il paesaggio, l’assetto e la morfologia stessa del terreno completamente modificati. E tutt’attorno, per centinaia di metri ci sono rottami, detriti, gettate di cemento in quantità industriale, batterie esauste, ferro arrugginito. Persino un bagno chimico.
 «Se io, imprenditore edile, dopo un intervento dovessi lasciare in questo stato il sito dove ho operato, sarei arrestato – dice Luciano -. Non capisco perché sul Limbara invece sembra essere tutto lecito e consentito».