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17/03/2012.Il tribunale restituisce un tesoro

TEMPIO. Il senso del dovere di un funzionario del palazzo di giustizia ha fatto saltare di gioia, ieri l’altro, una anziana signora che, otto anni fa, era stata privata della sua casa, venduta all’asta. Le somme eccedenti, ben 75 mila euro, sono state restituite alla donna, con tanto di interessi.
 L’eccezionalità del fatto consiste nella encomiabile e doverosa caparbietà (non comune) del funzionario del palazzo di giustizia tempiese che, per oltre 5 anni, ha pazientemente cercato in tutti i modi di mettersi in contatto con la debitrice che – agli atti dell’esecuzione immobiliare -, risultava residente ad un indirizzo di Roma.
 La donna, inoltre, era del tutto ignara dell’esito della procedura immobiliare nella quale il suo bene messo all’asta anni fa – una villetta in riva al mare sulla costa di Olbia – aveva fruttato molto più di quanto era dovuto, in termini economici, ai creditori.
 Tutte le comunicazioni inviate a quell’indirizzo romano rientravano in tribunale con la dicitura “sconosciuto” e quindi – per una norma del codice civile -, trascorsi cinque anni dalla chiusura della procedura, le somme da restituire e non ritirate vanno incamerate nelle casse dello Stato.
 Un importo importante che spettava al debitore dopo la vendita all’asta della villetta sul mare di Olbia, nella quale il tribunale incassò somme ben superiori alle richieste del creditore (un istituto bancario), ben settantacinquemila euro che, per otto anni, sono rimasti custoditi in un conto corrente postale e che andavano restituiti alla legittima proprietaria.
 La quale era irrintracciabile, sconosciuta perfino alla guardia di finanza, che era stata interessata del caso. Nei giorni scorsi la svolta, che ha fatto sobbalzare sulla sedia la destinataria di quella somma.
 La donna, che nel frattempo si era trasferita con la famiglia da Roma ad Ancona, ha ricevuto una lettera con la quale veniva convocata in tribunale.
 Per rintracciarla il funzionario ha attivato una ricerca telematica, chiedendo all’ufficio delle entrate l’ultimo indirizzo conosciuto della debitrice.
 «Mi dica che non è uno scherzo – ha detto al telefono la “fortunata” titolare di quel gruzzolo al funzionario – perchè non riesco a chiudere occhio da tre giorni».
 Non si è trattato di uno scherzo, ma della piacevole conclusione di una caso processuale avviato circa dieci anni fa contro la donna, che doveva saldare un mutuo con un istituto bancario.
 Sono tante le somme non incassate e che, trascorsi i termini di legge, sono destinate ad essere incamerate dallo Stato.