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21/02/2012. L’unico periodo dell’anno in cui il popolo ha la meglio sul potere

TEMPIO. Re Giorgio, simbolo del Carnevale di Tempio, pagherà cara la sua temeraria e annuale discesa in campo. Ha gozzovigliato tra bagordi di ogni genere, promettendo di risolvere tutti i mali del popolo e illudendo con promesse di matrimonio la popolana Mannena. Risulterà invece inadempiente su tutti i fronti. Sarà inviato a processo, condannato e bruciato su uno spettacolare rogo dopo aver fatto un iperbolico testamento. Elementi tipici del carnevale di tipo italico-europeo derivante dagli antichi Saturnali, che rievocavano l’uguaglianza primitiva degli uomini: per l’intera durata si usava fare grandi spettacoli, giochi, gare, banchetti pubblici. E veniva sospesa l’autorità dei padroni sugli schiavi. Insomma, una sorta di «rovesciamento dell’ordine gerarchico». Da una ricerca sul «Carrasciali timpiesu» quando era una ricorrenza tutta locale emerge che “Ghjolgliu puntogliu” compariva un tempo il martedì grasso, dal 1955 sin dal giovedì. La sua figura era quella maschile in abiti regali a cavallo di un asinello. Veniva imbottito con paglia e stracci e conteneva anche borotalco e polvere da sparo. In tempi più recenti si è affiancata la figura di «Mannena», popolana grassa e pettoruta e la domenica del Carnevale si celebravano burlescamente le loro nozze in un tripudio di popolo. Giorgio rappresenta la nobiltà e comunque la classe dirigente politica e infatti nel giorno dell’insediamento fa un sacco di promesse al popolo. Promesse mancate, che scatenano l’ira dei sudditi. Mannena, la moglie che rappresenta il popolo, sta a guardare e alla fine del Carnevale resta sola. Così l’eguaglianza e la convivenza tra ricchi e poveri si realizza solo a Carnevale. Quest’anno le nozze fra Giorgio e Mannena sono state celebrate dal sindaco in fascia tricolore, sollevando parecchie polemiche. Ci manca solo la benedizione ecclesiale. (t.b.)