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31/03/2012. Vinitaly, assalto al vermentino

l soffio del granito su un cavallo di razza come il vermentino ha del magico. Al Vinitaly ha fatto la differenza. A dire il vero Verona si è invaghita del vermentino sardo in generale: amore folle per il docg Gallura e per il doc Sardegna. Insomma un successo per le 15 cantine galluresi in vetrina nell’area della Regione e per le altre 4 aziende che si sono proposte fuori dal padiglione. Un vino sulla breccia oggi, ma nel mezzo di un vero e proprio assalto internazionale.

IL BILANCIO Terminata la quattro giorni di Verona si inizia a tirare le somme. «Riscontri favorevoli», attacca Andreino Addis, direttore tecnico della Cantina Gallura di Tempio. «La nuova formula ha funzionato. Contrattazioni sino all’ultimo giorno con molti buyers». Trecento ettari di vigneto e 130 soci, l’azienda produce 70 per cento vermentino Gallura. «Nel mercato Usa però già si parla della Toscana come patria del vermentino». Un pericolo per la vigna quattro mori da scongiurare «lavorando affinché il nome del vino resti legato alla Sardegna e alla Gallura». L’appello è confermato anche dalla Cantina del Vermentino di Monti, 300 soci e 500 ettari. Franco Pirastu direttore commerciale è soddisfatto della trasferta scaligera. «Abbiamo lavorato bene e riscontrato un aumento di persone specializzate, operatori economici non semplici appassionati». Americani in pole. Ma l’insidia è dietro l’angolo. «Non perdiamo questa ricchezza».

LA RICETTA Per Mario Ragnedda, patron di Capichera, la soluzione è tutta in casa: «Mostriamo sempre le eccellenze che abbiamo. Il problema lo giochiamo in casa: non dobbiamo spaventarci ma attivarci e muoverci subito, perché facciamo i migliori vermentini al mondo». Capichera, trentadue anni di vittorie in un mercato globale agguerrito, punta sui vitigni autoctoni in purezza. «Il vermentino? Per noi sardi è autoctono – aggiunge – come il nostro non esiste in nessun’altra parte della Terra. Dimentichiamoci dei blend con vitigni internazionali e valorizziamo il nostro territorio».

IL CONSORZIO In questa battaglia psicologica e di mercato Daniela Pinna, titolare della Tenute Olbios e presidente del Consorzio di tutela della docg Gallura, è instancabile. «Sì perché vogliamo salvare il binomio che lega questo vitigno all’Isola e alla Gallura». È vero che il vermentino non si può blindare (è in Francia, Australia, Usa e in altre regioni italiane) ma «il prodotto sardo è un’altra cosa». Un concentrato di aromi, gusti e profumi unici. «Le Strade del vermentino, nascono proprio con questo obiettivo, creare una rete tra le aziende che producono questo vino e gli alberghi i ristoranti del territorio. Fare sistema per trainare economia e turismo». Paolo Parpinello, Tenute delle Vigne di Piero Mancini, accenna al successo di Verona: «Abbiamo avuto grandi richieste soprattutto a livello estero». E sull’attacco al vermentino? «Se questo significa far veicolare il nome e raggiungere altri mercati, bene. Ciò che vanno evitate sono le speculazioni. Va promosso il prodotto sardo. Il nostro vermentino è un eccellenza. E con l’alta qualità, evitando di svilire il prodotto con prezzi da massa, si conquista il mercato». Anche Martino Demuro, Vigne Surrau traccia un bilancio più che positivo di Verona: «A livello internazionale i consumatori sanno riconoscere la qualità. E Gallura e Sardegna sono irraggiungibili». Everest tra i bianchi.