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Successo per l’ouverture ufficiale della stagione di Prosa al Teatro del Carmine.

Data: 18/12/2009

Mercoledì successo per l’ouverture ufficiale della stagione di Prosa al Teatro del Carmine.

L’apertura della stagione teatrale al Teatro del Carmine non ha deluso gli appassionati. Tra incubi e visioni notturne, la pioggia che scroscia incessante, gli avi che si materializzano all’improvviso con il loro blaterare, il piccolo musical onirico che si snoda sulle musiche di Mario Borciani, ben si coniugava con l’arrivo del freddo e di una fitta pioggerellina nella nostra città. Il Teatro Stabile della Sardegna ha portato in scena una nuova produzione: “Sangue dal cielo (quasi un musical)”, ispirato al romanzo di Marcello Fois (Sangue dal cielo, Il Maestrale/Frassinelli).Cast  quasi al completo per il misterioso caso giudiziario che Fois ha ambientato nella Nuoro di fine Ottocento: Maria Grazia Bodio, Lia Careddu, Corrado Giannetti, Paolo Meloni, Isella Orchis, Cesare Saliu, Marco Spiga, Maria Grazia Sughi, Luigi Tontoranelli. Scritto da Anna Zapparoli e Guido De Monticelli che cura anche la regia, lo spettacolo ha proposto la figura del popolare avvocato e poeta barbaricino Sebastiano Satta (interpretato da Corrado Giannetti).

Bustianu ripercorre la vicenda del suo assistito, un ragazzo con tratti di fragilità psico-fisica accusato di aver commesso un omicidio e poi misteriosamente morto in carcere. Ma Sangue dal cielo non è soltanto un noir, la storia di un misterioso caso giudiziario. E’ anche un sogno,  una lunga notte di sonno agitato, popolata di suoni e visioni, e battuta da una pioggia scrosciante, continua, che rimbalza sull’acciottolato, sui vetri, sulle tegole, penetra fin nella stanza di Bustianu, l’avvocato-poeta, portando all’inquieto sognatore le immagini e le presenze del suo passato di ragazzo.Jaju, il nonno, Bisaju, il bisnonno, e Babbu, il padre morto prematuramente in una notte in cui la pioggia si era fatta rossa come il sangue, compaiono, materializzandosi fra le lenzuola del suo letto. Letto sul quale si snoderanno gli interi passaggi della piecè. E saranno i suoi avi ad aiutarlo a farsi strada nell’intricato caso giudiziario che si complicherà per la misteriosa morte in carcere del ragazzo accusato di omicidio, ma che lo condurranno anche alla scoperta di se stesso ragazzo in un percorso a ritroso fino a quel giorno cruciale in cui Babbu partì da Terranova per il Continente per non farvi più ritorno. Quei soldatini promessi e mai avuti si legano in maniera predestinata alla mania del suo assistito che i soldatini li intarsiava dal legno.

Lo spettacolo del Teatro Stabile della Sardegna trasferisce sulla scena la grande musicalità del romanzo di Marcello Fois dove il formidabile concertato della pioggia sembra avvolgere Nuoro facendone un nebbioso paesaggio dell’anima popolato di presenze e di suoni. E sono suoni che presto trascolorano in musica. Ed ecco la Belle Epoque di un piccolo spettacolo di varietà orientaleggiante e vagamente salgariano a cui si reca Bustianu, coi suoi cieli di cartapesta raffiguranti Bombay al tramonto e i suoi fachiri impegnati in terribili prove, sotto i cui turbanti si rivela, a Bustianu sognante, il sembiante dei suoi avi blateranti un comico gramelot sardo-indiano; o il positivismo lombrosiano del famoso alienista, dottor Puligheddu, consultato dall’avvocato per una perizia, che, in sghembi versi e couplet da operetta, illustra agli ospiti del celebre Caffè Tettamanzi di Nuoro (in una scena completamente musicale) i sintomi dell’isteria criminale. Ma la musica si impenna, di fronte al folgorante incontro di Bustianu con la giovane Clorinda. Ed è subito un trasognato recitar cantando monteverdiano a trasfigurare una semplice ragazza nuorese nella Clorinda guerriera che combatte in singolar tenzone col suo prode Tancredi. E saranno le note di un adagio di Mozart provenienti incredibilmente da una povera masseria della Barbagia, a inebriare Bustianu che, di fronte al contadino che lo invita all’ascolto, dovrà confessare di non aver mai sentito la musica di quel sublime compositore.Infine una marcetta deliziosamente infantile (anch’essa mozartiana) rivelerà e accompagnerà la mania vagamente autistica del ragazzo accusato di un omicidio in realtà mai commesso, di intagliare soldatini nel legno. E sarà anche il segno dell’infanzia ritrovata di Bustianu, avvocato, poeta e sognatore, a suggello di quello che potremmo chiamare un piccolo musical onirico.

Queste le parole usate da Marcello Fois per descrivere l’esperimento.”L’idea di partire da un romanzo per farne una pièce teatrale,  si accompagnava ad un tentativo, assai temerario, di partire da un romanzo con l’espresso intento di distaccarsene. La tragedia si è trasformata  in commedia, il buio in luce, il dialogo interiore in rapporto corale, il silenzio in musica. Ne è scaturito “Quasi un Musical”, un prodotto onirico contro il realismo della trama con un risultato inatteso.  Sangue dal cielo sul palcoscenico, seppur opposto a “Sangue dal cielo” letterario ha trovato un sistema, suo, interno per rimanergli fedele”. Lo spettacolo si è chiuso con scroscianti applausi da parte del pubblico tempiese.