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Carnevale: il mistero del suo significato

Carnevale: il mistero del suo significato
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Nel calendario liturgico cristiano, il Carnevale è il periodo compreso fra l’Epifania e l’inizio della Quaresima. Nella tradizione popolare, tuttavia, copre soltanto i giorni detti “grassi”: dal giovedì al martedì prima del Mercoledì delle Ceneri, che segna appunto l’inizio della quaresima (secondo il rito ambrosiano, invece, i giorni “grassi” si protraggono fino al sabato, dato che la quaresima inizia la domenica).

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L’origine della parola non è sicuro. Diversi i possibili etimi: carmen levare, ovvero “intonare un canto”, oppure currus navalis che designava uno dei carri su cui si sfilava nelle parate durante la festa. Successicvamente la parola Carnevale venne  reinterpretata con la locuzione carne-levare che significa “astenersi dalla carne” e indica l’obbligo di non mangiare carne e di evitare rapporti sessuali durante il periodo penitenziale della Quaresima. Ma anche quest’ultima interpretazione è stata messa in dubbio.

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C’è infatti chi sostiene in Sardegna l’origine dionisiaca del Carnevale e fa derivare  la parola Carrasegare ( così come viene chiamato il Carnevale Sardo) da Carre e segare, che significa carne viva,  soprattutto umana, da lacerare, come si consumava nelle feste dionisiache in cui la vittima veniva sbranata ancora viva per ricordare il sacrificio del Dio della vegetazione e dell’estasi morto sbranato dai Titani. Questo spiegherebbe forse la natura di alcuni Carnevale sardi che hanno conservato nel tempo tratti arcaici, misteriosi, tragici, simili a sacre cerimonie. Un culto legato a riti agrari, da riservare al Dio che manda la pioggia, in cui si rappresenta la sua passione e morte.  Un Dio che, durante il carnevale, si fa vittima per morire e rinascere ogni anno, come la vegetazione nei campi.

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Secondo altri studiosi invece Carnevale, carnasciale e carrasegare sono parole assai simili tra loro, nate nel paleolitico superiore, rinvenute con l’apparire della scrittura. Secondo questi studiosi appare strano che un periodo di follia, di licenza, di capovolgimento delle usanze, che appare come stacco e alternativa al tran tran della vita quotidiana debba ricevere il nome dai caratteri di rigore e severità propri di un periodo immediatamente successivo. Secondo questi studiosi gli etimi sardi carrasecare e carresegare non hanno niente a che vedere col tagliare la carne nel senso di privarsene ma ha la base nell’accadico qarnu(m) “potenza, potere degli umani” più sehu “rivoltarsi, distruggere, dissacrare” col significato complessivo di dissacrare il potere e i potenti. E’ una rivolta non violenta contro tutto ciò che gli uomini potenti hanno fatto al popolo durante un’intera annata. Quanto all’italiano Carnevale, l’etimologia potrebbe essere la seguente: dall’accadico qarnu(m) “potenza, potere degli umani” più (w)aru(m) “andare contro, scontrarsi con” col significato complessivo di scontrarsi con il potere. Lo stesso Carnasciale ( sardo carrasciale) deriverebbe dall’accadico qarnu(m) potenza, potere degli umani più “salum”, sommergere, annegare, con riferimento all’annegamento del potere. A Villanova Monte-Leone e in Provincia di Sassari, il fantoccio Giolgi, Re Giorgio, che rappresenta il potere muore annegato.