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05/01/2012. Caritas, la fila si è allungata

E’ emergenza povertà a Tempio e in Alta Gallura. Ma non riguarda solo gli immigrati, come fino a qualche anno fa. Adesso anche i residenti in città e nei centri limitrofi sono alla fame. La mensa “Padre Vico”, della congregazione delle suore di Gesù Crocifisso, prepara ogni giorno dai 100 ai 110 pasti. La fila di chi non ha niente da mettere nel piatto sta aumentando in modo preoccupante. Un esercito che cresce di giorno in giorno.

ALLARME NUOVI POVERI È dunque allarme rosso sulla povertà. Anzi sulle nuove povertà. Alla mensa di Padre Vico che ogni giorno serve pasti caldi, si conta quasi il quaranta per cento in più di richieste. «La situazione è peggiorata. E tutto in poco tempo», dice Suor Luigia Leoni, responsabile della Caritas Diocesana in Gallura. «Sono tantissimi – racconta la religiosa – i disperati che si rivolgono a noi». Suor Luigia non immaginava che i poveri crescessero ogni giorno di più. Ora, però, ne ha sempre più la conferma.

I NUMERI Ecco l’impennata della disperazione, dovuta alla crisi e a un’economia che non cresce. Anzi licenzia. La mensa tempiese dei poveri, nel 2011, si è trasformata ancora una volta in un’àncora di salvezza per un elevato numero di persone destinato a crescere. I dati equivalgono a un quadro chiaro: è dramma. Infatti: se nel 2009 sono stati somministrati 50 pasti al giorno, per un totale di 18.250 annui, nel mese di gennaio del 2010 sono diventati 70, e si è arrivati a 25.550. Nel 2011, i pasti sono diventati oltre 35mila, con una media giornaliera che oscilla tra i 100 e i 110. La media mensile oscilla tra 3mila e 3.300. I dati relativi agli scorsi dodici mesi saranno resi noti, ufficialmente, a breve.

L’IMPEGNO Nella diocesi, da oltre cinque anni, dopo la morte di monsignor Adorabile Carta, ex direttore della Caritas e fondatore della mensa, la Congregazione missionaria “Figlie di Gesù crocifisso” ha preso in mano l’organizzazione e la distribuzione dei pasti. Infatti: a quelli consumati nella mensa, si devono aggiungere le pietanze distribuite porta a porta. «Non so di preciso quanti siano questi ultimi. So solo che alcuni, per pudore o dignità, non vanno a mangiare in mensa ma ricevono qualcosa direttamente a casa», aggiunge suor Luigia. Ma è un porta a porta molto discreto, senza che nessuno si accorga di nulla. Quasi tutto il cibo arriva dalla Agea (ente statale per la distribuzione delle derrate alimentari), a cui si sommano le offerte locali. Anche in un momento di crisi come questo, c’è ancora chi offre a più bisognosi una mano d’aiuto, regalando alla struttura tempiese prodotti della terra, ma anche pane, formaggi e carne. Quando, però, non basta e manca qualcosa, è la Congregazione a mettere mano al proprio portafoglio. Se la situazione non cambia, in futuro lo si dovrà fare con sempre maggiore frequenza.

Sebastiano Depperu