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17/02/2012.Sporco e inadeguato: è il commissariato

TEMPIO. Locali inadeguati e sporchi. Organico ridotto all’osso. Scarsa attenzione da parte della politica. La denuncia sul degrado dell’immobile nel quale è ospitato il commissariato di Tempio arriva dall’ispettore Gianmario Mela, segretario provinciale del Sap, il sindaco autonomo di polizia. «È assurdo che un commissariato – dice – non abbia un impianto di riscaldamento ma solo pompe di calore, metà delle quali inservibili e per il resto malandate e insufficienti». Da tempo si batte per ottenere una sede dignitosa: «Il problema – dice – viene rimpallato da moltissimi anni ormai, fra la famiglia Monteduro, proprietaria dello stabile, e la prefettura. Nel frettampo la situazione è diventata ormai inaccettabile. Ma la mancanza di un impianto di riscaldamento adeguato non è il solo: le finestre sono diventate ormai una “formalità” prevista dalle leggi sull’abitabilità. Vecchie ormai di circa quarant’anni, infatti, non assolvono più al loro compito e sono diventate solo ed esclusivamente fonte di spifferi micidiali».
 Nel suo elenco il sindacalista inserisce gli impianti elettrici «rifatti circa quindici anni fa ed ormai inadeguati alle sopraggiunte esigenze», l’impianto idraulico, che ha la stessa età, ed i servizi igienici: «Indegni di questo nome, e che sarebbe più giusto chiamare latrine. Lo stabile – spiega ancora Mela – è nato come appartamento ed è stato poi adattato a ospitare la sede di commissariato, ma oggi risulta inadeguato sia alla prima che alla seconda incombenza. Occorre trovare un’altra sede». L’altro punto dolente affrontato dal segretario provinciale del Sap riguarda la carenza dell’organico del commissariato, per cui 50 anni fa furono previste 36 unità. Oggi l’organico previsto è lo stesso, ma di fatto è stato notevolmente ridimensionato dato che lavora con circa 15-20 unità, nonostante le mutate esigenze. «Se oggi la polizia di Stato riesce ad offrire alla città il suo servizio – dice Mela – è solo grazie allo spirito di sacrificio e di dedizione di ciascun agente. Anche su questo argomento però tutti, a cominciare dai politici, fanno orecchio da mercante. Forse non ci si rende conto che se si continua così la struttura rischia di essere cancellata». Mela accenna quindi alla mancata pulizia dei locali: «Dopo il subentro di una ditta calabrese (vincitrice dell’appalto nazionale) gli uffici da circa venti giorni non vengono più puliti. L’addetta, infatti, che era stata obbligata a comprare l’attrezzatura per la pulizia, non solo non è stata rimborsata delle spese, ma non ha neanche ricevuto il dovuto salario e si è licenziata».