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27/01/2010 – Economia gallurese piegata dall’usura

Tempio.

L’appello della Guardia di finanza: attenzione, gli usurai non sono benefattori

Economia gallurese piegata dall’usura

Confartigianato: «Ci hanno lasciato soli, rischiamo di morire»

Mercoledì 27 gennaio 2010
«Lo abbiamo detto 4 anni fa – ricorda il presidente di Confartigianato – quando i segnali facevano già pensare alla situazione drammatica»
I finanzieri lo hanno scritto nei loro rapporti, senza troppi giri di parole: «Imprenditori, artigiani e commercianti in difficoltà vedono nello strozzino l’unica ancora di salvezza quando le banche e gli altri soggetti che garantiscono leciti canali di approvvigionamento del credito, chiudono le porte». L’usura è il male sottile dell’economia gallurese, la Guardia di Finanza di Tempio ieri mattina, tirando le somme di un anno di lavoro in alta Gallura, ha segnalato il problema per l’ennesima volta. Attualmente i nomi finiti nel registro degli indagati della Procura per questo reato sono almeno venti, dato senza precedenti. I tassi di interesse fuorilegge stanno diventando una questione di ordine pubblico. Le vittime predestinate sono gli artigiani e piccoli imprenditori del comparto sughero, i commercianti.
«Lo abbiamo detto quattro anni fa – commenta il calangianese Antonello Mele, presidente di Confartigianato – quando la crisi devastante che stiamo affrontando era lontana. I segnali che facevano pensare ad una situazione drammatica c’erano già tutti. Abbiamo parlato al vento. Nessuno ha predisposto strumenti e azioni efficaci per rendere più facile l’accesso al credito. Eppure tutti sanno benissimo quello che c’è da sapere. Siamo stati ascoltati nelle commissioni parlamentari. Quindi abbiamo incontrato i rappresentanti di tutti gli schieramenti politici, le banche. Il risultato è che le nostre aziende e i laboratori chiudono».
L’ultimo tentativo disperato di trovare dei soldi per pagare i fornitori, acquistare materia prima o semplicemente per restare sulla piazza, lo si può fare pagando interessi sino al 200 per cento. «Alla fine – aggiunge Mele – chi deve soppravvivere si attacca a tutto. Io vorrei però fare delle proposte per uscire da questa situazione. Non si tratta di regalare soldi al comparto sughero. Bisogna pensare a forme di garanzia del credito, non ci sono alternative. Per quanto ci riguarda abbiamo costituito un consorzio di 35 operatori e riteniamo in questo modo di portare avanti le nostre rivendicazioni con maggiore efficacia».
Gli artigiani, i piccoli imprenditori non si arrendono. Anche la Confindustria, organizzazione che rappresenta le aziende più grandi e forti, conosce bene il problema usura. «Fortunatamente – dice il presidente degli industriali del nord Sardegna, Stefano Lubrano – il fenomeno tocca solo marginalmente i nostri associati. Certo, si tratta di un segnale negativo per il sistema economico e produttivo locale».
ANDREA BUSIA